Un'altra vittima del vaccino: il gesuita padre Santucci

L’aquilano Padre Ernesto Santucci s.j è deceduto in Roma all’età di 91 anni

Nel pomeriggio del 4 luglio 2021, l’aquilano Padre Ernesto Santucci sj, della Compagnia di Gesù, è deceduto presso l’infermeria della Casa della Compagnia di Gesù, S. Pietro Canisio in Roma.

Padre Ernesto, fratello del Gentiluomo di Sua Santità Dott. Giovambattista Santucci e della Sig.ra Anna Maria Santucci in Cricchi, nasce in L’Aquila il 7 luglio 1930.

Dopo avere frequentato le scuole primarie al Collegio d’Abruzzo dei Gesuiti di L’Aquila, consegue il diploma di Maturità presso il Liceo Classico Domenico Cotugno e prosegue la sua formazione nella Città di Roma, iscrivendosi alla Facoltà di giurisprudenza dell’Università degli Studi La Sapienza, nel settembre 1948.

In seguito, nel settembre del 1949, dopo un percorso di discernimento vocazionale in cui è guidato da Padre Giuseppe De Bonis sj, Rettore del Collegio d’Abruzzo, inizia il noviziato presso la casa di formazione di Vico Equense (NA), che si conclude nel giugno del 1951. In seguito nel 1952, prosegue la sua formazione filosofica a Lonigo e nel 1954, quella teologica a Gallarate (VA), dove riceve gli ordini minori. Il 9 luglio del 1961, riceve l’ordinazione presbiterale nella Città di Messina, mentre il suo percorso di adesione alla Compagnia di Gesù, si conclude con la professione solenne a Napoli, nell’Istituto Pontano il 2 febbraio 1966.

Nel periodo della sua permanenza nella Città partenopea, Padre Santucci, si è dedicato agli ultimi, facendo spesso scelte controcorrente, a fianco dei ragazzi dei rioni più malfamati di Napoli, soprattutto con quelli che vivevano nell’intricata rete dei vicoli dei Quartieri Spagnoli. Quando a metà degli anni ottanta, la Città di Napoli fu fortemente colpita dal degrado della droga, il gesuita di origine aquilana, decise di comprare  a Somma Vesuviana una struttura che divenne la sede del primo esperimento di comunità per tossicodipendenti in Campania, che fu da lui chiamata ‘Il Pioppo’.

In seguito, decise di tornare anche nella terra aquilana dove riuscì ad ottenere a Barete, in provincia di L’Aquila un vecchio convento per fondare una nuova casa di accoglienza per ragazzi disagiati a causa della droga, ma il territorio non era ancora pronto a sostenere questa impresa, e in seguito, abbandona il progetto nel 1986.

Ma la sua esperienza di uomo dedito al vangelo non era ancora ultimata. Infatti Padre Ernesto Santucci,

‘Nella sua esperienza ha avuto tre vocazioni: la prima alla vita religiosa scegliendo i Gesuiti, che lo hanno accolto, compreso e aiutato sempre; la seconda ai poveri e agli umili, tra i bambini di strada e i tossicodipendenti; la terza alle missioni con venticinque anni vissuti in Albania che gli hanno cambiato la vita’.

Dopo l’esperienza della Comunità ‘Il Pioppo’, parte per l’Albania, trovando un paese straordinario ma affamato di tutto, dove la Chiesa e i suoi uomini erano stati perseguitati per molto tempo.

La missione attraverso il mare, lo porta a una nuova patria, dove ottiene anche la cittadinanza albanese. In Albania, non solo ricostruisce nove chiese che erano state distrutte negli anni della dittatura comunista, ma uno dei suoi impegni ministeriali più faticoso, sarà ancora una volta rivolto verso gli ultimi, cioè i carcerati della casa circondariale di Kruja, nella quale svolge un servizio affiancato da un gruppo di volontari da lui formati.

La sua ultima opera, vede la luce nel 2011, quando l’Arcivescovo di Tirana-Durazzo, mons. Rrok Mirdita, dopo avere consacrato nella cittadina di Fushe Derven una chiesa dedicata a San Giovanni Battista, anch’essa realizzata da Padre Santucci, definisce il Padre gesuita aquilano, ‘apostolo degli albanesi, perchè si è incarnato talmente bene nella vita di questa nazione, al punto da sentirsi e chiamarsi a buona ragione, albanese.

In quell’occasione, l’Arcivescovo di Tirana-Durazzo, in segno di riconoscenza e ringraziamento per il lavoro straordinario compiuto nell’opera di evangelizzazione dei fedeli e nella costruzione di chiese ed altre strutture caritative a servizio del popolo albanese, senza alcun tipo di discriminazione religiosa, ha conferito a Padre Santucci la decorazione pontificia ‘Pro Ecclesia et Pontifice’, antica onorificenza papale, istituita da papa Leone XIII il 17 luglio 1888.

Rientrato in Italia, al termine del suo servizio missionario, Padre Santucci viene destinato a Napoli alla Casa del Gesù nuovo, dove si dedica, nell’ultimo tratto del suo servizio alla Chiesa, alle confessioni dei fedeli, fino a quando è giunto definitivamente a Roma, nella parte finale della sua vita.

I funerali avranno luogo in Roma, presso la Cappella della Casa Generalizia della Compagnia di Gesù, in via dei Penitenzieri n. 20, mercoledì 7 luglio 2021 alle ore 10:30.

 

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