Vaticano: scoperti centinaia di milioni di euro





Pell: «Centinaia di milioni di euro
di fondi nascosti in Vaticano»

Fondi extrabilancio. Il segretario per l’economia: «La Santa sede non è in fallimento». «Una gestione del passato, ma stiamo portando le finanze nel 21esimo secolo»

di M. Antonietta Calabrò

Corriere della Sera 


Il disegno con il quale lo Spectator ha illustrato le dichiarazioni di Pell Il disegno con il quale lo Spectator ha illustrato le dichiarazioni di Pell
Il lavoro di riforma delle finanze vaticane ha fatto scoprire centinaia di milioni di euro che non comparivano nei bilanci ufficiali della Santa Sede. Lo afferma lo Zar delle finanze vaticane, il cardinale australiano George Pell, sul settimanale Catholic Herald in un articolo di oggi e anticipato sul sito dello Spectator sottolineando che paradossalmente a motivo di «fondi neri» le casse della Santa Sede sono più in salute di quanto inizialmente apparissero. «È importante sottolineare che il Vaticano non è in fallimento - scrive Pell -. A parte il fondo pensione, che ha bisogno di essere rafforzato per le richieste su di esso nei prossimi 15 o 20 anni, la Santa Sede sta facendo la sua strada, essendo in possesso un patrimonio e investimenti consistenti».
Il bilancio del 2014: 24 milioni in rosso
Per rendersi conto della portata delle dichiarazioni di Pell , bisogna considerare che il consuntivo consolidato della Santa Sede per l’anno 2013 , approvato nel luglio 2014 , ha chiuso con un deficit di 24.470.549 dovuto soprattutto alle fluttuazioni negative derivanti dalla valutazione dell’oro per circa 14 milioni di euro. Quindi la scoperta di centinaia di milioni di euro extrabilancio dimostra che singole «parti» del Vaticano sono molto più floride della Santa Sede in quanto tale.
Fondi neri e possibili abusi
«In realtà - afferma il Prefetto vaticano per l’Economia -, abbiamo scoperto che la situazione è molto più sana di quanto sembrasse, perché alcune centinaia di milioni di euro erano nascosti in particolari conti settoriali e non apparivano nei fogli di bilancio. È un’altra questione, a cui è impossibile rispondere, quella se il Vaticano dovrebbe avere riserve molto più grandi». Secondo Pell, finora nelle finanze vaticane «Congregazioni, Consigli e, specialmente, la Segreteria di Stato, hanno goduto e difeso una sana indipendenza. I problemi erano tenuti “in casa” (come si usava nella maggior parte delle istituzioni, laiche e religiose, fino a poco tempo fa). Pochissimi erano tentati di dire al mondo esterno che cosa stava accadendo, tranne quando avevano bisogno di un aiuto supplementare». Il porporato sostiene che per secoli personaggi senza scrupoli hanno approfittato della ingenuità finanziaria e delle procedure segrete del Vaticano. Le finanze della Santa Sede erano poco regolate e autorizzate a «sbandare, ignorando i principi contabili moderni». Ma ora non è più così: le nuove strutture e organizzazioni stanno portando le finanze vaticane nel 21/mo secolo e rendendo il loro funzionamento trasparente, con piena responsabilità. Sempre secondo Pell, «chi era nella Curia seguiva modelli a lungo consolidati. Proprio come i re avevano permesso ai loro governanti regionali, principi o governatori di avere quasi mano libera, purché i libri fossero in equilibrio, così hanno fatto i Papi con i cardinali di Curia (come fanno ancora con i vescovi diocesani)». Gli accantonamenti extra-bilancio per importi molto rilevanti come quelli rivelati dal cardinale Pell, naturalmente, costituiscono delle sacche all’oscuro dell’amministrazione centrale che possono dare occasione per possibili abusi.
Rivelazioni su Vatileaks
Il segretario per l’Economia, spiega anche che i tentativi di riformare la banca vaticana hanno vacillato. E si sofferma sul caso «Vatileaks». «Quando torneremo agli ultimi anni del pontificato di Benedetto XVI, troveremo che problemi erano tornati alla banca vaticana. Il presidente della banca, il dottor Ettore Gotti Tedeschi, è stato licenziato dal consiglio laico e una lotta di potere in Vaticano ha portato alla fuoriuscita regolare di informazioni. Lo scandalo è esploso quando Paolo Gabriele, il maggiordomo del Papa, ha rilasciato migliaia di pagine di documenti fotocopiati privati del Vaticano alla stampa». «La mia prima reazione - aggiunge - è stata di chiedere come un maggiordomo abbia goduto di un qualsiasi accesso, tanto meno l’accesso regolare per anni, a documenti sensibili. Parte della risposta è che ha condiviso un grande ufficio unico con i due segretari papali. Tutto questo è stato gravemente dannoso per la reputazione della Santa Sede e una croce pesante per Papa Benedetto».

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