sul Catholic Herald. In Vaticano, In corso il lavoro di revisione
Pell: «Centinaia di milioni di euro
di fondi nascosti in Vaticano»
Fondi extrabilancio. Il segretario per l’economia: «La Santa sede non è in fallimento». «Una gestione del passato, ma stiamo portando le finanze nel 21esimo secolo»
Il disegno con il quale lo Spectator ha illustrato le dichiarazioni di Pell
Il
lavoro di riforma delle finanze vaticane ha fatto scoprire centinaia di
milioni di euro che non comparivano nei bilanci ufficiali della Santa
Sede. Lo afferma lo Zar delle finanze vaticane, il cardinale australiano
George Pell, sul settimanale Catholic Herald in un articolo di oggi e anticipato sul sito dello Spectator sottolineando
che paradossalmente a motivo di «fondi neri» le casse della Santa Sede
sono più in salute di quanto inizialmente apparissero. «È importante
sottolineare che il Vaticano non è in fallimento - scrive Pell -. A
parte il fondo pensione, che ha bisogno di essere rafforzato per le
richieste su di esso nei prossimi 15 o 20 anni, la Santa Sede sta
facendo la sua strada, essendo in possesso un patrimonio e investimenti
consistenti».
Il bilancio del 2014: 24 milioni in rosso
Per
rendersi conto della portata delle dichiarazioni di Pell , bisogna
considerare che il consuntivo consolidato della Santa Sede per l’anno
2013 , approvato nel luglio 2014 , ha chiuso con un deficit di
24.470.549 dovuto soprattutto alle fluttuazioni negative derivanti dalla
valutazione dell’oro per circa 14 milioni di euro. Quindi la scoperta
di centinaia di milioni di euro extrabilancio dimostra che singole
«parti» del Vaticano sono molto più floride della Santa Sede in quanto
tale.
Fondi neri e possibili abusi
«In
realtà - afferma il Prefetto vaticano per l’Economia -, abbiamo
scoperto che la situazione è molto più sana di quanto sembrasse, perché
alcune centinaia di milioni di euro erano nascosti in particolari conti
settoriali e non apparivano nei fogli di bilancio. È un’altra questione,
a cui è impossibile rispondere, quella se il Vaticano dovrebbe avere
riserve molto più grandi». Secondo Pell, finora nelle finanze vaticane
«Congregazioni, Consigli e, specialmente, la Segreteria di Stato, hanno
goduto e difeso una sana indipendenza. I problemi erano tenuti “in casa”
(come si usava nella maggior parte delle istituzioni, laiche e
religiose, fino a poco tempo fa). Pochissimi erano tentati di dire al
mondo esterno che cosa stava accadendo, tranne quando avevano bisogno di
un aiuto supplementare». Il porporato sostiene che per secoli
personaggi senza scrupoli hanno approfittato della ingenuità finanziaria
e delle procedure segrete del Vaticano. Le finanze della Santa Sede
erano poco regolate e autorizzate a «sbandare, ignorando i principi
contabili moderni». Ma ora non è più così: le nuove strutture e
organizzazioni stanno portando le finanze vaticane nel 21/mo secolo e
rendendo il loro funzionamento trasparente, con piena responsabilità.
Sempre secondo Pell, «chi era nella Curia seguiva modelli a lungo
consolidati. Proprio come i re avevano permesso ai loro governanti
regionali, principi o governatori di avere quasi mano libera, purché i
libri fossero in equilibrio, così hanno fatto i Papi con i cardinali di
Curia (come fanno ancora con i vescovi diocesani)». Gli accantonamenti
extra-bilancio per importi molto rilevanti come quelli rivelati dal
cardinale Pell, naturalmente, costituiscono delle sacche all’oscuro
dell’amministrazione centrale che possono dare occasione per possibili
abusi.
Rivelazioni su Vatileaks
Il
segretario per l’Economia, spiega anche che i tentativi di riformare la
banca vaticana hanno vacillato. E si sofferma sul caso «Vatileaks».
«Quando torneremo agli ultimi anni del pontificato di Benedetto XVI,
troveremo che problemi erano tornati alla banca vaticana. Il presidente
della banca, il dottor Ettore Gotti Tedeschi, è stato licenziato dal
consiglio laico e una lotta di potere in Vaticano ha portato alla
fuoriuscita regolare di informazioni. Lo scandalo è esploso quando Paolo
Gabriele, il maggiordomo del Papa, ha rilasciato migliaia di pagine di
documenti fotocopiati privati del Vaticano alla stampa». «La mia prima
reazione - aggiunge - è stata di chiedere come un maggiordomo abbia
goduto di un qualsiasi accesso, tanto meno l’accesso regolare per anni, a
documenti sensibili. Parte della risposta è che ha condiviso un grande
ufficio unico con i due segretari papali. Tutto questo è stato
gravemente dannoso per la reputazione della Santa Sede e una croce
pesante per Papa Benedetto».
4 dicembre 2014 | 09:31
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